Oltre alla visita guidata è possibile prenotare un approfondimento a scelta su una delle seguenti tematiche affrontate all'interno del Museo:
Le guerre del fascismo
Le stragi nazifasciste
Le repubbliche prima della Repubblica
Gli approfondimenti prevedono una lezione dialogata con l'uso di materiali multimediali e il confronto con documentazione originale.
Durante il ventennio fascista la guerra è uno degli obiettivi principali del regime e viene utilizzata anche come mito di mobilitazione per il consenso interno. In effetti dal 1935 in avanti gli italiani sono impegnati in guerre di aggressione all'Etiopia, alla Spagna, all'Albania. Anche a causa di questi sforzi militari il paese giunge al 1939 in gravi difficoltà economiche e quindi risulta militarmente impreparato a sostenere una guerra totale. Ciononostante nel giugno 1940, temendo la conclusione anticipata del conflitto Mussolini attacca la Francia già piegata dai tedeschi. Ma il progetto di condurre una guerra parallela con obiettivi specifici fallisce e l'Italia si trova invece in una posizione decisamente subalterna rispetto alla Germania.
Un aspetto spesso rimosso dalla memoria pubblica nazionale è quello dei crimini di guerra di cui l'esercito italiano si rende responsabile durante l'occupazione di territori stranieri prima del '43: la deportazione delle popolazioni africane, lo sfruttamento delle risorse greche, l'istituzione di campi di concentramento nei Balcani e veri e propri massacri di civili nei diversi scenari.
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Indicazioni bibliografiche:
Costo: 50,00 €
Durata: circa 1 ora
Per info e prenotazioni: info@resistenzamontefiorino.it
Come nel resto d'Europa la strategia di occupazione tedesca prevede anche in Italia metodi brutali di controllo del territorio e di repressione della resistenza locale. La volontà di vendetta per il tradimento subito dall'alleato, l'andamento generale del conflitto e la pressione della guerra partigiana comportano, nel contesto italiano, un surplus di violenza non solo tollerata ma in qualche modo incentivata dai vertici militari tedeschi, spalleggiati dai corpi militari della Rsi. L'azione antipartigiana e la "guerra ai civili" caratterizzano l'intero territorio nazionale e tutto il periodo '43/'45, arrivando a vertici di particolare efferatezza negli episodi dell'estate-autunno 1944 a ridosso della linea Gotica, come Sant'Anna di Stazzema e Monte Sole.
Ma già nel marzo '44 lo sviluppo della guerriglia sull'Appennino modenese e reggiano preoccupa molto le autorità fasciste che chiamano in aiuto i tedeschi, che mandano in zona la divisione corazzata paracadutisti Hermann Goring già impiegata nella repressione antipartigiana su diversi fronti. Tra il 18 e il 20 marzo nazisti e fascisti distruggono gli insediamenti intorno a Monchio nel modenese e a Cervarolo nel reggiano uccidendo oltre 150 civili.
La vera e propria guerra terroristica praticata dall'occupante tedesco sconvolge molte comunità, determinando anche delle dolorose fratture nella loro memoria pubblica.
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Nell' estate 1944 i partigiani italiani riescono a liberare dall'occupazione tedesca alcune aree delle Alpi occidentali e dell'Appennino emiliano. In queste "zone libere" vengono sperimentate nuove forme di amministrazione civile distinta dai vertici militari; e messe in pratica politiche economiche e sociali innovative. Nei casi più rilevanti per estensione e durata, come l'Ossola, il Monferrato e la Carnia, si può parlare di "repubbliche partigiane" per indicare lo sforzo di autogoverno e di ripristino (in alcuni casi impianto) di pratiche democratiche che preludono alle conquiste realizzate nel '46 con la Costituzione repubblicana. La "Repubblica di Montefiorino" del giugno-luglio 1944 è una delle prime e più importanti esperienze di zona libera. Tra gli elementi distintivi va segnalato il fatto che anche dopo il rastrellamento i partigiani, pur duramente colpiti, riescono a ottenere il controllo del territorio e a reinsediare le giunte popolari. Anche se in forme e tempi diversi tra modenese e reggiano vengono istituiti i Cln Montagna che rappresentano il tentativo di costituire una autorità politica sovralocale.
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